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Sul finire del Medioevo, e nel colgere di poco più di un decennio, la Sicilia da regno autonomo diviene uno stato satellite dell'Aragona governato da un viceré di volta in volta inviato dalla nuova madrepatria spagnola. È l'inizio di un lento ma irrevocabile declino politico che avrà ricadute che non è difficile individuare persino oggi.
Eppure quell'epoca coincide con una prodigiosa fioritura artistica, come se l'arte, tradizionale strumento di legittimazione della volontà sovrana, fosse allo stesso tempo risposta - l'unica rimasta - per riaffermare i caratteri di una cultura che sul duplice tessuto dell'apertura al nuovo e del radicamento alla tradizione aveva cucito il vessillo della propria identità.
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