Rassegna stampa

Una raccolta dei migliori articoli di giornale sulle pubblicazioni della Nuova Ipsa editore di Palermo

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La Repubblica - Palermo del 27 agosto 2006
Il bambù una risorsa a Palermo
 
 
In Costa Rica si racconta ancora del disastroso terremoto del ’93 e delle uniche costruzioni rimaste in piedi, fatte di grandi canne di bambù. Sembra una leggenda metropolitana, eppure è proprio così: le case in bambù hanno resistito a un sisma 7,6 Richter. Pare anche che in natura non esista materiale che superi le caratteristiche di questa graminacea portentosa. Il bambù è quasi un’erba preistorica, una pianta sempreverde di straordinaria importanza per le popolazioni del terzo mondo. Con il bambù si possono fare medicinali, materiale da costruzione, strumenti musicali, bicchieri, posate, mobili, sculture, parquet, tubature, impalcature, canne da pesca, biciclette e si possono anche mangiare i germogli. A questa straordinaria risorsa vegetale è dedicata "Bambù, botanica e design e architettura", mostra allestita all’Orto botanico e organizzata dal Dipartimento di design della Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo. L’esposizione, che rimarrà aperta sino a novembre (visite dalle 10 alle 20, ingresso 3 euro), offre uno straordinario panorama sui mille impieghi del bambù. È la pianta dei record: è quella che cresce più in fretta, anche 20 centimetri al giorno, e resiste anche alle radiazioni. Dopo il bang atomico di Hiroshima fu la prima pianta a germogliare, dando un’incredibile spinta alla ricostruzione del Giappone. Ne esistono 1500 specie. All’Orto botanico sono presenti ben dieci di queste, fra cui il Dendrocalamus gigantea, una sorta di dinosauro verde alto quindici metri che evoca suggestioni salgariane. "È flessuoso ed elegante - dice Maria Luisa Conti, docente di architettura e organizzatrice della mostra con i suoi allievi. - Il bambù è per la cultura orientale simbolo della forza coltivata con tenacia, resistenza, elasticità, benessere, leggerezza. È simbolo anche delle arti marziali e del popolo Toraja. Non vi è materiale più decantato del bambù, come in Cina e Giappone in cui si annoverano livelli altissimi di espressione artistica". Nulla non manca, infatti, una citazione cinematografica, con le sequenze più entusiasmanti de "La foresta dei pugnali volanti", tutta girata nelle foreste di bambù gigante del Sud est asiatico. E poi ancora le immagini delle tantissime applicazioni architettoniche: ponti, scuole, sale da ballo, autorimesse, case economiche e la citazione dell’organo in bambù custodito in un convento dei Cappuccini a Gibilmanna. E le costruzioni pasquali in canna di San Biagio Platani, quasi a creare un continuum siciliano con il resto del mondo. Una pianta quasi trascurata dalla cultura occidentale. "Eppure per crescere non ha bisogno di molto - dice Francesco Maria Raimondo, direttore dell’Orto botanico. - Cresce su terreni marginali, sabbiosi, con poca sostanza organica. Coltivarlo? E perché no? Ma bisogna stare attenti, è una pianta che può risultare invasiva". Ha un forte potere riequilibrante tra ossigeno e biossido di carbonio nell’atmosfera; è un’ottima pianta fitode-purativa con grandi capacità rigenerative del suolo, quindi indicata per la conservazione e la purificazione del suolo e del sottosuolo. "La prima introduzione di specie riferibili al bambù in Europa è databile intorno al 1820 - dice Manlio Speciale, neo curatore dell’Orto botanico, autore insieme a Maria Luisa Conti e Alessandro Nigro del manuale ipertestuale (Nuova Ipsa editore, 12 euro) - ma non è escluso che ciò sia avvenuto anche prima. Di certo è che la popolarità raggiunse già un buon livello nei primi del Novecento. In questa epoca comincia l’importazione di svariate specie che in Inghilterra erano già cinquanta. Ma è sicuramente nel ventesimo secolo che l’interesse pervase tutto il mondo con importanti società orticole e botaniche specializzate nel settore, specialmente in America e nel Regno Unito". Ma non è tutto: il bambù è e resta una straordinaria fonte d’ispirazione artistica sia per la pittura, sia per la scultura, sia per la poesia haiku. Su tutti l’eclettico artista Simon Barley, che seduto sulla riva di un fiume australiano, intuì la realizzazione di un ponte in bambù. Di lì a poco si innamorò della pianta, al punto di mettere su un gruppo artistico chiamato "Bambuco". I suoi attori sono un po’ arrampicatori, un po’ giocolieri e creano spettacoli con il bambù. Pare che ci sia sempre il tutto esaurito.  
Mario Pintagro