Il Sito di Palermo del 30 ottobre 2014
Non sono pazzo. Io sono Pino Leto, campione italiano ed europeo superwelter
L’infanzia negata, gli stenti, le angherie non solo familiari, il quartiere sempre più identificato ad una “matrigna”, l’ascesa sui palcoscenici italiani della boxe, fino all’apice della cintura europea. Sono questi ed altri gli ingredienti che compongono l’autobiografia di Pino Leto, classe 1957, palermitano della Vucciria, otto volte campione italiano dal 1985 al 1988 e campione europeo dei pesi superwelter nel 1989. Il libro, dal titolo “Dalla strada al ring”, (Nuova Ipsa Ediore) in uscita in tutte le librerie da sabato 1 novembre è corredato dalla prefazione di un grande pugile italiano di tutti i tempi, Nino Benvenuti e da un dvd con il film-documentario “Miricano. Dalla strada al ring”, realizzato da Gaetano Di Lorenzo (Herman Film).
Pino Leto, soprannominato “u miricanu” (l’americano) per via del suo volto che ricorda quello di alcuni attori, riesce, grazie alla sua determinazione, alla sua voglia di riscatto ed alla grande passione per il pugilato, ad affermarsi come uno dei migliori pugili italiani, fino a raggiungere a 33 anni il traguardo di campione Europeo. Ci piace citare in questa occasione alcune righe della prefazione firmata da Nino Benvenuti: “Il pugilato, però, richiede anche una serenità mentale che Pino non aveva. Mi chiedo quali risultati avrebbe raggiunto con ’le giuste condizioni. Ho la convinzione che sarebbero stati prestigiosi!”.
La storia di Pino Leto “u miricanu” va dalla strada al ring e porta con sé i ricordi, gli entusiasmi e soprattutto il riscatto di un uomo che nella sua vita ha lottato non solo sul “quadrato” di un palazzetto dello sport o di una palestra, ma soprattutto in quei “fazzoletti” di strada, di piazza, di cortile che hanno scandito la sua esistenza.
Poi, una tragedia lo ha trasformato. Lo ha distrutto nell’anima ma soprattutto nella mente e nel cuore. Durante una rapina – era una mattina d’estate, il 27 luglio 1993 – Pino, ormai guardia giurata rischia di essere ucciso a colpi di “taglierino” da una coppia di malviventi minorenni. Dopo una drammatica colluttazione, nella sparatoria rimane ucciso un ragazzino di 17 anni e lui si buscherà un paio di fendenti sul viso che viene lacerato e suturato con 215 punti e quattro lunghe ore di sala operatoria. Questo episodio lo segnerà per tutta la vita, facendogli così decidere di portare la sua esperienza di vita come testimonianza e dedicarsi al recupero dei giovani tramite la boxe per le strade della sua amata Vucciria, le cui balate un tempo bagnate e che qualcuno aveva profetizzato che non si sarebbero mai asciugate, oggi sono aride e molli come il ventre del centro storico.
Pino Leto viene dimenticato dalla sua città dopo questo avvenimento, ma lui non si è mai arreso. In silenzio, quasi in punta di piedi, ha lavorato dietro le quinte per dare una dignità a tanti giovani strappati alla “manovalanza” della criminalità. Vogliamo ricordare un passaggio della sua autobiografia. Un passo assai simpatico, con un pizzico di puerile sarcasmo che oggi dipinge con sfumature ora chiare, ora scure, la tela della vita, quella di Pino Leto “u mericanu” di Palermo.
“Abitavo nel quartiere di San Pietro e per tutti ero “u miricanu”. A scuola, durante l’appello, quando sentii il mio cognome risposi ’presente’ e fui picchiato perché chiamavano un altro Leto. Quando chiamarono, Giuseppe Leto, per paura non risposi e le presi ancora. Non sapevo di chiamarmi Giuseppe. Io ero u miricanu”.
Una chiosa doverosa la prendiamo a prestito dalle ultime righe della sua autobiografia: “Non sono pazzo. Io sono Pino Leto, campione italiano ed europeo dei pesi superwelter”. Il libro sarà presentato venerdì 14 novembre alle 17,30 a Villa Niscemi, sede di rappresentanza del Comune di Palermo.
Francesco Mantoni