Giornale di Sicilia del 12 aprile 2014
Nicolosi e il Belpaese sui giornali, bugia su bugia
Nostra Signora degli inganni, ovvero l’Italia con la sua storia falsata, taciuta, mistificata. Un Paese in cui la deriva verso il grottesco è inarrestabile e verso cui Carmelo Nicolosi De Luca, giornalista di lungo corso, è impietoso nel passare in rassegna quel “groviglio di tradimenti, menzogne, delitti di Stato, ipocrisie, sete di potere, interessi”, nel suo ultimo libro L’Italia degli inganni (Nuova Ipsa Editore, 15 euro), che sarà presentato oggi a Villa Malfitano (ore 17:30) dall’autore e da Adelfio Elio Cardinale e Giovanni Paterna.
Nicolosi si affida all’archivio della memoria, a vecchi articoli e ad appunti ingialliti dal tempo per scardinare credenze, cancellare false verità, sovvertire sentenze, infilarsi in poco lineari sentieri di storia italiana, passata e attuale. La sua carriera giornalistica inizia quando, alla fine degli anni Cinquanta, il vento della Storia gonfiava le vele, accendeva speranze. Spente in tutta fretta. Le sue pagine ci lasciano scoprire una storia inedita, verità diverse da quelle ufficiali, nuove ricostruzioni, e anche quando l’autore decide di andare ancora più indietro nel tempo – allontanandosi dalla cronaca per approdare alla Storia – spiattella le atrocità del Regno d’Italia, la vergognosa guerra abissina, l’onta libica, i tradimenti della seconda guerra mondiale, che causarono la morte di migliaia di giovani italiani.
Il cronista passa – è il suo mestiere – da un reportage dall’altra parte del mondo al commento di un piccolo fatto, da un’intervista a un potente a un incontro con un missionario, da un racconto a un’analisi. Il cronista – è il suo mestiere – creca di registrare non solo gli eventi politici ma anche gli umori, i sentimenti, le speranze. È come se Nicolosi realizzasse non un compendio di vita politica italiana ma un diario personale di viaggio, che è pure un diario italiano, di tutti coloro che hanno partecipato alle speranze, curiosità, emozioni, indignazioni, delusioni alle quali l’autore dà voce con i suoi articoli. Si può raccontare anche così la storia d’Italia, scoprendo ogni giorno, e spiegando il fatto che accade, sedendo in prima fila e guardandosi intorno. Ascoltando, catturando il tempo dello slancio, solitamente breve, e quello, ben più lungo del cannibalismo, in un Paese dalla flebile coesione nazionale, frutto di un Risorgimento “arrangiato”, al quale non si è mai cercato di porre riparo.
Nicolosi incontra presto la politica con i suoi riti faticosi, noiosi,, drammatici e con i suoi protagonisti e le sue comparse, quasi sempre accompagnati da vizi privati e senza pubbliche virtù; mette in fila un intrigo di codici e sigle, G71 e G216 di Gladio, P2, Sismi. Attraversa travagliate elezioni, anni di fragili governi, crisi, scioglimento di Camere. Si muove tra omicidi eccellenti di chi sapeva troppo e mafia armata dalla politica, fino a immergersi negli inganni di adesso: a chi fa comodo la recessione, l’euro, che fine fanno i sacrifici degli italiani, l’era Monti del massacro sociale, la sconfitta di Letta. Il volume inizia con la dedica ai giovani che poco sanno dei misteri del loro Paese, e si conclude con l’auspicio di una nuova Italia. Per quell’Italia che c’è in mezzo, tra la prima e l’ultima riga, valga la risposta dello scugnizzo napoletano a Goethe: “Signor, perdonate, questa è la mia patria!”
Antonella Filippi