La Sicilia del 05 novembre 2013
L’ultima notte di Roussel
Personaggio complesso, omosessuale, cesellatore di parole e frasi, appassionato scacchista, con un fiume di denaro che scorre nella sua famiglia, lo scrittore Raymond Roussel può permettersi tutti i capricci e le stravaganze di questo mondo, ma è sempre attanagliato da ansie e da senso di soffocamento.
Compie un viaggio in India con la madre e quest’ultima per timore di morire porta con sé una bara. Nel 1925 Raymond per i suoi spostamenti si fa costruire a Parigi un camper dall’aspetto funereo, lungo nove metri con all’interno studio, letto matrimoniale, salotto, cucina, riscaldamento, bagno e c’è anche lo scompartimento per mezza dozzina di valigie Louis Vuitton. Ha il vezzo di indossare soltanto camicie di seta e dopo averle usate due volte le getta. Cammina molto spesso con un bastone animato, un vezzo da flaneur. Spesso consuma pranzo e cena in un unico pasto: minestra, antipasto, pesce, verdura con pollo, carni rosse o selvaggina, formaggi, frutta, pasticceria, caffè, amaro. E chiude con una zuppa. Nell’ultimo viaggio a Palermo ha un portafogli stracolmo di banconote di grosso taglio, pari a circa 35 mila franchi, e si accompagna a Charlotte Fredez, che riveste il ruolo di amministratrice e di amante. Maschera così la propria omosessualità. Al seguito anche un enigmatico chauffeur ingaggiato a Parigi.
Ma perché Roussel sceglie Palermo? Le malelingue dicono che la Sicilia è lontana da occhi indiscreti e lo scrittore frequenta soprattutto cocchieri, marinai, giovani che vivono alla giornata e che sanno ben tenere la bocca chiusa con l’aiuto di qualche banconota da cinquanta o cento lire. Raymond soddisfa i suoi piaceri senza rischiare di annegare nell’incomprensione altrui. Il primo colpo di scena in «Morte d’autore a Palermo» (Nuova Ipsa Editore) del collega Antonio Fiasconaro della redazione palermitana del nostro giornale, arriva con il facchino Antonio Kreuz che rinviene, nella stanza n. 224 del Grand Hotel et des Palmes di Palermo, il corpo senza vita di Roussel. Sono le ore 10 di venerdì 14 luglio1933. Il cadavere è disteso supino su di un materasso poggiato a terra, con accanto due guanciali e un pitale con poca urina. Il direttore Leopoldo Serena avverte immediatamente la questura e sul posto si precipitano il vicecommissario Giuseppe La Farina, il maresciallo Zingales e alcuni agenti. Poco dopo arrivano il pretore Michele Margiotta e il medico legale Federico Rabboni. Il decesso di Roussel viene in fretta e furia archiviato nel giro di alcune ore come «morte naturale, probabilmente legata all’uso dissennato di sonniferi». Sotto il regime fascista occorre mettere in silenzio tutti i casi spinosi, con polizia e magistratura che alacremente sottostanno alla regola. Nel lussuoso «Grand Hotel et des Palmes», dove trovano ospitalità i nomi più famosi dell’arte, della letteratura e della nobiltà internazionale, regna lo scompiglio per quella misteriosa morte che rischia di compromettere la reputazione del famoso albergo e i già difficili rapporti diplomatici tra l’Italia fascista e la Francia democratica.
Tagliente e critica la scrittura di Antonio Fiasconaro. L’autore scava con pignoleria e conduce le ricerche in stile poliziesco. Mette tessera su tessera e sin dalle prime pagine più che leggere un libro sembra di assistere ad un documentario di Cine Luce in cui il regista si sofferma con la macchina da presa sui particolari della tragedia. Il dramma si consuma mentre la città è in fermento per i festeggiamenti in onore di Santa Rosalia, venerata dai palermitani per il miracoloso prodigio della sconfitta della peste, e mentre si onora con orgoglio del tempo la "trasvolata 1 oceanica" di Italo Balbo. L’idillio del regime con Palermo è cementato. I giovani seguono nelle parate fasciste i padri con fiammanti divise. Loro sono i figli della Lupa. E nei ragazzi l’idea del volo in aeroplano si materializza mettendo in fila vecchie sedie a forma di croce. L’abitacolo di guida è una cassa di legno. Ai giovani la fantasia non manca. E stando rannicchiati sognano di emulare Italo Balbo. Nel passato scrittori (Leonardo Sciascia) e giornalisti (Mauro De Mauro) hanno provato a trovare la chiave giusta per dipanare le trame di questo ennesimo mistero palermitano.
Con «Morte d’autore a Palermo», grazie a ricerche capillari svolte in Italia e in Francia, si vuole ancora una volta entrare nel cuore di questa vicenda, portare alla luce le inadempienze, le omissioni e la superficialità con cui è stato archiviato il caso, per arrivare finalmente a dare una verità il più possibile vicina a quella della morte di Raymond Roussel, scrittore surrealista, personaggio eccentrico, uomo ambiguo che ha lasciato dietro di sé una scia di affascinanti misteri. I dettagli della sua fine si scoprono nella narrazione.
Vincenzo Prestigiacomo