Giornale di Sicilia del 18 agosto 2013
La politica, dai partiti alla gente, e la speranza "Per amor di patria"
Nel suo agile saggio, Salvatore Di Marco invita gli italiani a "tenere gli occhi aperti"
La crisi che ormai da diversi anni morde l’economia occidentale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione e sulle attività imprenditoriali, in Italia vede crescere, in parallelo, il dibattito politico-culturale attorno all’assetto e al funzionamento delle istituzioni democratiche e al ruolo di soggetti che agiscono al loro interno, a cominciare dai partiti. La nostra è una democrazia parlamentare che ha nei partiti lo strumento che dovrebbe permettere ai cittadini, titolari di quella sovranità popolare sancita dalla Costituzione, di esercitare il diritto (dovere) di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Ma le cose invece sono andate in maniera diversa. I partiti hanno espropriato i cittadini di quella sovranità quando si sono trasformati in oligarchie ristretta, portatrici di interessi particolari e hanno conquistato spazi sempre più ampi condizionando governo e parlamento, regioni e comuni, istituzioni e enti economici e finanziari.
Come spesso accade, anziché affrontare la questione direttamente si tenta di aggirarla magari partendo per la tangente (la figura trigonometrica, ben s’intende, e non quella frutto di concussione alla quale spesso vengono associati i nomi dei dirigenti di questo o quel partito) con la proposta di riformare la Costituzione e la forma di governo. E i partiti? Servono oggi alla democrazia? La domanda è il filo conduttore del saggio, agile e tuttavia assai denso di contenuto, di Salvatore Di Marco, Per amor di patria – Partiti, politica e democrazia nell’Italia di oggi (Nuova Ipsa Editore, p. 80, euro 8). Letterato di lungo corso (scrittore, poeta, critico, saggista) con oltre sessant’anni di intensa attività, Di Marco, che vanta una produzione sterminata, ha contribuito molto nel tenere viva in Sicilia e in Italia l’attenzione sugli studi e le opere di letteratura dialettale.
Ora assistiamo a una sorta di ritorno alle origini e cioè al suo impegno in politica e nel sindacato, profuso negli anni giovanili e proseguito fino agli anni Ottanta con la pubblicazione di articoli e saggi. Per amor di patria è un’attenta riflessione sviluppata con un riferimento costante e appassionato alla Costituzione repubblicana, “capolavoro di vera civiltà democratica”, ai principi etici e politici che la connotano, ai dettati per il riconoscimento e l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L’analisi, che di volta in volta prospetta temi di ordine storico, giuridico, etico e culturale,mantiene al centro la dimensione democratica dei nostri ordinamenti e la rispondenza a quella dimensione dell’attuale “sistema” dei partiti e del fare politica con l’avvertenza che non necessariamente i soli partiti sono i soggetti legittimati a promuovere e incanalare lungo sentieri istituzionali l’esercizio della sovranità popolare, come i risultati elettorali più recenti dimostrano. E sono le stesse tornate elettorali, con il drastico calo del numero dei votanti, a segnalare la disaffezione e la silenziosa protesta dei cittadini.
Di Marco, sostenuto da un solido sentimento civile, nonostante tutto, conclude con un atto di fiducia, spes contra spem, di speranza al di là dell’attuale speranza: la tendenza consolidatasi nel tempo non è irreversibile a condizione che “ i partiti sappiano essere utili alla democrazia e servirla”, che la politica riacquisti etica e moralità, che “siano gli italiani a riaprire gli occhi e tener desto il senno, poiché oggi e non domani è il loro impegno”.
Piero Fagone