Gli "Archetipi" di cui parla questo libro di Mario Pincherle sono i ventidue strumenti con i quali Dio ha progettato l'Universo. Ogni aspetto creativo dell'universo è semplificabile a tal punto da corrispondere a una delle innumerevoli combinazioni di questi segni sacri.
L’Antico Alfabeto degli Archetipi non è mai scomparso dagli occhi e dalle orecchie dei saggi di ogni tempo.
Nell'antichità, infatti, gli Archetipi erano conosciuti e usati: su di essi furono costruiti i primi linguaggi e già Socrate ne parlò con Platone definendoli i "mattoni del pensiero".
- Ne parlavano Enoch, Abramo e Akhenaton, così come Platone, Archimede e Pitagora.
- Ne parlavano la Bibbia e i Vangeli, prima che fossero rimaneggiati.
- Ne parla “Il Vangelo di Tommaso”, che per duemila anni è rimasto intatto sotto terra in riva al fiume Nilo.
- Nel 1919 Carl Gustav Jung usò la parola “Archetipi” per indicare “le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano”.
L’esistenza degli Archetipi si respira ancora nei racconti delle antiche filosofie che affermano che il pensiero crea la realtà.
I ventidue Archetipi sono infatti gli strumenti con i quali è stato progettato e dipinto l’Universo. Con una delle innumerevoli combinazioni dei segni di questo alfabeto primordiale, in cui i simboli si uniscono ai suoni, l’uomo è in grado di esprimere il proprio potenziale divino.
Finché non capirà il significato degli Archetipi, l'uomo sarà dualista, in perenne lotta fra il bene e il male. Lo studio degli Archetipi ci permette di aprire gli occhi sul potere divino che ognuno di noi possiede.